J'ignore comment se passent les choses pour mes collègues mais en ce qui me concerne, les disques de dark ambient à chroniquer se divisent grosso modo en trois catégories : ceux à l'écoute desquelles je ne ressens rien (ou alors de l'ennui), ceux qui me touchent et m'imposent des images si précises que les mots de la chronique viennent sans problèmes, et enfin ceux qui me plaisent mais pour lesquels je galère sévèrement pour trouver les bons termes pouvant restituer les émotions dégagées. Urna, malheur à moi, appartient à cette dernière ; le voyage proposé par ce projet italien, pour des raisons sans doute purement personnelles, m'a causé pas mal de souci quant à sa description. Le début pourtant se révèle plutôt classique du genre : nappes sombres évoluant dans le cosmos, bruits mystiques, impressions de plénitude nocturne, de mouvements de vagues...Sentiment constant tout au long des trois premières compositions, plutôt complémentaires dans leurs ambiances, avec un climax sur la fin de la troisième où apparaissent quelques percussions ajoutant une touche rituelle et d'une certaine manière, humaine. Sur 'Luogo di morte', le ton se fait plus léger, toujours ample, spirituel, mais moins obscur. On y décèle des sonorités orientales qui tout en assurant une continuité d'ambiance permettent d'éviter une certaine monotonie. Il faut dire que la musique de Urna repose très peu sur les mélodies et davantage sur des boucles répétitives, des nappes, jouant la carte de l'hypnotisme et de l'immersion quasi méditative. Sans crier gare, 'Deserto' nous replonge dans l'obscurité, avec cette fois un sentiment diffus d'angoisse cultivé par les roulements occupant un lointain arrière-fond ; on pourrait se croire dans une jungle profonde et touffue où la lumière ne pénètre que par lambeaux blêmes. Tout l'inverse de 'Deserto' le bien nommé qui balaie toute notion d'enfermement pour réouvrir l'espace à coup de nappes nocturnes amples puis déboucher sur une montée à nouveau marquée par des sonorités acoustiques noyées d'échos comme l'aboutissement d'une quête lorsque le pèlerin comprend enfin qu'il a découvert ce qu'il cherchait. L'idée de plénitude se poursuit d'ailleurs sur 'Acqua dei morti' très clair et planant dans ses sonorités de cordes tendues avec une écriture frisant les tentations ethniques. Les deux derniers morceaux sont très bien produits eux-aussi avec quelques de très légers accents médiévaux pour 'Montagna Rituale' et un retour aux nappes organiques sur 'Janua Coeli'. C'est alors que je comprends soudain la cause de mon léger malaise à l'écoute de ce cd. Bien composé, riche en textures, prenant, il donne pourtant l'impression de conter deux voyages différents, l'un plus sombre et intérieur, l'autre davantage tourné vers le ciel, la nature, qui s'entrecroisent de manière un peu bizarres sans totalement fusionner ni entièrement se compléter sans pour autant se dissocier...Vous me suivez ? Mais si je cesse de chercher la petite bête, 'Kosmikia' se révèle un travail envoûtant, profond, et comme toutes les productions de Show Me Your Wounds, servi dans un packaging magnifique. (mercredi 19 octobre 2011)
venerdì 21 ottobre 2011
giovedì 13 ottobre 2011
"Kosmikia" review on Darkroom Magazine
URNA
"Kosmikia"
(Show Me Your Wounds)
Time: (60:54)
Rating : 7.5
Dietro al progetto Urna, attivo ormai dal 1998, si cela la mente acuta e l'animo sensibile di Gianluca Martucci, musicista, pittore, artista a tutto tondo (del quale ci siamo già ampiamente e con piacere occupati) che attraverso una manciata di album e altre collaborazioni sta cercando di portare alla luce quella parte di musica antica legata ai rituali misterici e al paganesimo. Un autore di elite che si disinteressa delle mode, e ancor meno delle logiche di mercato, per tracciare una strada personale nell'ambito della musica di confine. "Kosmikia" è un viaggio iniziatico che comincia con due pezzi tipicamente dark ambient, ovvero "Janua Inferi" e "Cloaca", in cui si possono ritrovare germi di Raison D'Être e Coph Nia. Il pezzo successivo, "Tempio Magico", vira verso una dimensione più rituale, con sonorità che sembrano echi rubati a qualche culto antico e misterioso. Se in questi primi tre pezzi Gianluca predilige l'uso di strumentazioni elettroniche, con "Luogo Di Morte" si torna ad atmosfere più acustiche, con un non identificato strumento a corde che crea un accordo reiterato ad alto effetto ipnotico. Lo stesso schema si ripete nei brani successivi, soprattutto nella bellissima
"Deserto", dove il drone iniziale sfuma in un riverbero di suoni acustici fatti di chitarra, cornamusa e salterio, con un mood che ricorda le prima cose dei Dead Can Dance. I cori celestiali ed eterei di "Acque Dei Morti" suggeriscono visioni di aurore boreali, verdi paesaggi sfuggenti e resti di antichi templi avvolti nella nebbia. La dimensione rituale che faceva capolino in "Tempio Magico" viene ripresa ed accentuata in "Montagna Rituale", costruita su cori maschili e femminili, flauti e percussioni, una danza iniziatica degna dei migliori Gor e Daemonia Nymphe. La conclusiva "Janua Coeli" ci riporta alla dark ambient iniziale, ma con qualche sprazzo di luce in più. Due sono le evidenze di "Kosmikia": innanzitutto il CDr (limitato a 99 copie numerate a mano) sembra essere concepito come una ascensione dell'autore dalla dimensione terrena, o meglio sub-terrena, a quella celeste, percorso tipico di molti rituali dell'antichità; il secondo tema fortemente presente è quello della morte, vista non come mistero cupo e tragico, ma piuttosto come luogo finale di riflessione e ripartenza in un eterno ciclo vita-morte-vita. "Kosmikia" è quindi un album di non facile approccio, che necessita di diversi ascolti per venire apprezzato pienamente, anche se l'uso di strumentazioni acustiche lo rende più vario rispetto alla maggioranza delle uscite dark ambient. Dispiace che un album simile debba rimanere poco fruibile per la maggior parte di una audience ormai appiattita su gusti musicali massificati, ma non è comunque del tutto negativo che un talento come Gianluca rimanga confinato nell'ambito del più puro e
incontaminato underground, preservandosi da eventuali tentazioni commerciali. Da segnalare anche la splendida confezione in cartoncino con sei card disegnate a mano, che rappresentano visivamente i simboli concettuali presenti dietro ad ogni pezzo.
"Deserto", dove il drone iniziale sfuma in un riverbero di suoni acustici fatti di chitarra, cornamusa e salterio, con un mood che ricorda le prima cose dei Dead Can Dance. I cori celestiali ed eterei di "Acque Dei Morti" suggeriscono visioni di aurore boreali, verdi paesaggi sfuggenti e resti di antichi templi avvolti nella nebbia. La dimensione rituale che faceva capolino in "Tempio Magico" viene ripresa ed accentuata in "Montagna Rituale", costruita su cori maschili e femminili, flauti e percussioni, una danza iniziatica degna dei migliori Gor e Daemonia Nymphe. La conclusiva "Janua Coeli" ci riporta alla dark ambient iniziale, ma con qualche sprazzo di luce in più. Due sono le evidenze di "Kosmikia": innanzitutto il CDr (limitato a 99 copie numerate a mano) sembra essere concepito come una ascensione dell'autore dalla dimensione terrena, o meglio sub-terrena, a quella celeste, percorso tipico di molti rituali dell'antichità; il secondo tema fortemente presente è quello della morte, vista non come mistero cupo e tragico, ma piuttosto come luogo finale di riflessione e ripartenza in un eterno ciclo vita-morte-vita. "Kosmikia" è quindi un album di non facile approccio, che necessita di diversi ascolti per venire apprezzato pienamente, anche se l'uso di strumentazioni acustiche lo rende più vario rispetto alla maggioranza delle uscite dark ambient. Dispiace che un album simile debba rimanere poco fruibile per la maggior parte di una audience ormai appiattita su gusti musicali massificati, ma non è comunque del tutto negativo che un talento come Gianluca rimanga confinato nell'ambito del più puro e
incontaminato underground, preservandosi da eventuali tentazioni commerciali. Da segnalare anche la splendida confezione in cartoncino con sei card disegnate a mano, che rappresentano visivamente i simboli concettuali presenti dietro ad ogni pezzo.
Ferruccio Filippi
"Kosmikia" review on Rosa Selvaggia
URNA
"Kosmikia"
"Kosmikia"
CD (Show Me Your Wounds Productions)
Com'era lecito attendersi, ancora una volta Gianluca Martucci ci regala un capolavoro dark ambient a sfondo esoterico-rituale e questa volta fa le cose in grande, a partire dalla confezione, limitata a 99 copie numerate a mano: abbiamo infatti un cartoncino in formato A6 spruzzato di gocce dorate (oro alchemico?) che racchiude 5 cartoncini illustrati su entrambi i lati che riproducono ciascuno un disegno associato ad ogni singola traccia del cd: ogni illustrazione rimanda in maniera più o meno manifesta a quella che è la simbologia alchemico-gnostica in chiave ermetica. Questo lavoro appare meno oscuro e più maturo rispetto al precedente "VII", lascia spazio a momenti visionari che ricordano molto i Popol Vuh, è più meditativo e meno celebrativo. Difficile descrivere a parole cosa trasmette, compratelo e ascoltatelo, ne vale senz'altro la pena.
(M/B'06)
(M/B'06)
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