URNA
"Kosmikia"
(Show Me Your Wounds)
Time: (60:54)
Rating : 7.5
Dietro al progetto Urna, attivo ormai dal 1998, si cela la mente acuta e l'animo sensibile di Gianluca Martucci, musicista, pittore, artista a tutto tondo (del quale ci siamo già ampiamente e con piacere occupati) che attraverso una manciata di album e altre collaborazioni sta cercando di portare alla luce quella parte di musica antica legata ai rituali misterici e al paganesimo. Un autore di elite che si disinteressa delle mode, e ancor meno delle logiche di mercato, per tracciare una strada personale nell'ambito della musica di confine. "Kosmikia" è un viaggio iniziatico che comincia con due pezzi tipicamente dark ambient, ovvero "Janua Inferi" e "Cloaca", in cui si possono ritrovare germi di Raison D'Être e Coph Nia. Il pezzo successivo, "Tempio Magico", vira verso una dimensione più rituale, con sonorità che sembrano echi rubati a qualche culto antico e misterioso. Se in questi primi tre pezzi Gianluca predilige l'uso di strumentazioni elettroniche, con "Luogo Di Morte" si torna ad atmosfere più acustiche, con un non identificato strumento a corde che crea un accordo reiterato ad alto effetto ipnotico. Lo stesso schema si ripete nei brani successivi, soprattutto nella bellissima
"Deserto", dove il drone iniziale sfuma in un riverbero di suoni acustici fatti di chitarra, cornamusa e salterio, con un mood che ricorda le prima cose dei Dead Can Dance. I cori celestiali ed eterei di "Acque Dei Morti" suggeriscono visioni di aurore boreali, verdi paesaggi sfuggenti e resti di antichi templi avvolti nella nebbia. La dimensione rituale che faceva capolino in "Tempio Magico" viene ripresa ed accentuata in "Montagna Rituale", costruita su cori maschili e femminili, flauti e percussioni, una danza iniziatica degna dei migliori Gor e Daemonia Nymphe. La conclusiva "Janua Coeli" ci riporta alla dark ambient iniziale, ma con qualche sprazzo di luce in più. Due sono le evidenze di "Kosmikia": innanzitutto il CDr (limitato a 99 copie numerate a mano) sembra essere concepito come una ascensione dell'autore dalla dimensione terrena, o meglio sub-terrena, a quella celeste, percorso tipico di molti rituali dell'antichità; il secondo tema fortemente presente è quello della morte, vista non come mistero cupo e tragico, ma piuttosto come luogo finale di riflessione e ripartenza in un eterno ciclo vita-morte-vita. "Kosmikia" è quindi un album di non facile approccio, che necessita di diversi ascolti per venire apprezzato pienamente, anche se l'uso di strumentazioni acustiche lo rende più vario rispetto alla maggioranza delle uscite dark ambient. Dispiace che un album simile debba rimanere poco fruibile per la maggior parte di una audience ormai appiattita su gusti musicali massificati, ma non è comunque del tutto negativo che un talento come Gianluca rimanga confinato nell'ambito del più puro e
incontaminato underground, preservandosi da eventuali tentazioni commerciali. Da segnalare anche la splendida confezione in cartoncino con sei card disegnate a mano, che rappresentano visivamente i simboli concettuali presenti dietro ad ogni pezzo.
"Deserto", dove il drone iniziale sfuma in un riverbero di suoni acustici fatti di chitarra, cornamusa e salterio, con un mood che ricorda le prima cose dei Dead Can Dance. I cori celestiali ed eterei di "Acque Dei Morti" suggeriscono visioni di aurore boreali, verdi paesaggi sfuggenti e resti di antichi templi avvolti nella nebbia. La dimensione rituale che faceva capolino in "Tempio Magico" viene ripresa ed accentuata in "Montagna Rituale", costruita su cori maschili e femminili, flauti e percussioni, una danza iniziatica degna dei migliori Gor e Daemonia Nymphe. La conclusiva "Janua Coeli" ci riporta alla dark ambient iniziale, ma con qualche sprazzo di luce in più. Due sono le evidenze di "Kosmikia": innanzitutto il CDr (limitato a 99 copie numerate a mano) sembra essere concepito come una ascensione dell'autore dalla dimensione terrena, o meglio sub-terrena, a quella celeste, percorso tipico di molti rituali dell'antichità; il secondo tema fortemente presente è quello della morte, vista non come mistero cupo e tragico, ma piuttosto come luogo finale di riflessione e ripartenza in un eterno ciclo vita-morte-vita. "Kosmikia" è quindi un album di non facile approccio, che necessita di diversi ascolti per venire apprezzato pienamente, anche se l'uso di strumentazioni acustiche lo rende più vario rispetto alla maggioranza delle uscite dark ambient. Dispiace che un album simile debba rimanere poco fruibile per la maggior parte di una audience ormai appiattita su gusti musicali massificati, ma non è comunque del tutto negativo che un talento come Gianluca rimanga confinato nell'ambito del più puro e
incontaminato underground, preservandosi da eventuali tentazioni commerciali. Da segnalare anche la splendida confezione in cartoncino con sei card disegnate a mano, che rappresentano visivamente i simboli concettuali presenti dietro ad ogni pezzo.
Ferruccio Filippi
Nessun commento:
Posta un commento