domenica 11 novembre 2012

URNA "Larvae" review on Darkroom Magazine



(Brave Mysteries)
Time: (40:00)
Rating : 7.5
Con grande piacere torniamo a parlare del progetto principale dell'italiano Gianluca Martucci, musicista che continua ad esplorare la ritualità antica con uno stile unico, basato su architetture post-industriali ed atmosfere esoteriche e religiose. È l'americana Brave Mysteries ad avere l'onore di produrne il nuovo lavoro, stavolta fissato esclusivamente su nastro per un'edizione limitata a sole 100 copie. I temi vanno ancora una volta a toccare le credenze e i riti, con un occhio di riguardo per l'oriente, il Tibet e il buddhismo; il tutto lega Urna a nomi del passato come Vasilisk e Zero Kama, questi ultimi echeggiati (volente o nolente) già nel pezzo d'avvio "Kangling", segnato da un cupo esoterismo ben sottolineato da toni catacombali e sinistri rintocchi percussivi, e legato ad uno strumento tantrico ricavabile da ossa umane. Come al solito Gianluca unisce una strumentazione nota (flauti, chitarre) ad una più singolare ricavata dalla tradizione folklorica, con l'obbiettivo di generare quell'esotismo oscuro e celebrativo già protagonista dei lavori precedenti, ma forse portato solo adesso alla sua massima espressività. I riverberi solitari da rito ancestrale contraddistinguono la title-track, sorta di colonna sonora per cerimonie misteriose, segnata da raddoppiamenti sonori che sembrano rimandare a tonalità vocali. Ovviamente ha un ruolo di prima importanza il mood tribale teso a strutturare giri ipnotici e funerei, quasi a voler infondere uno stato di trance ossessiva sullo sfondo di un panorama perduto e ignoto: pezzi come "Mu" e "Lha-Mo" ne sono diretto esempio, con riferimenti alle tradizioni culturali e sonore del Tibet. Su tutto incide costantemente anche una matrice dark-ambient, sebbene rivista in una forma assai personale e tesa a mantenere un tocco di oscurità circolare che emerge in vari punti del disco, trovando nel brano "Endura" il suo maggiore risultato. Le sfere demoniache della cultura orientale, con molteplici riferimenti alla figura femminile, vengono citate in tracce come "Murmur" e "Rakshasa", cercando di sviluppare il significato dei titoli con suoni e partiture dai forti connotati geografici e misterici. Non a caso i due pezzi conclusivi "Rakshasa" e "Hannya" (quest'ultimo prende nome da una maschera del teatro giapponese No indicante, ancora una volta, un demone) sono quelli dalle fattezze più mantriche e rituali: il primo è un insieme di picchetìi percussivi raddoppiati e gradatamente accelerati che danno vita ad un suono sottile e cerebrale, tranquillo e celebrativo al tempo stesso; l'altro è un mantra vocale con tribalismi di fondo, dotato di grande effetto scenico ed andamento trionfante, fattori che gerantiscono un finale maiuscolo per un album prezioso e affascinante. Se da un lato la confezione farà la felicità dei feticisti dei nastri, grazie ad una cassetta stampata con grafica di pregio ed un curato inserto a colori, dall'altro il formato e la tiratura ristretta collocano il disco - per l'ennesima volta - in un settore estremamente di nicchia, nonostante le condizioni favorevoli per tentare di raggiungere un pubblico un po' più largo. La qualità c'è, ma manca ancora un'etichetta disposta ad investire di più su un progetto di buon livello e non facilmente catalogabile. Sicuramente uno tra i migliori lavori di Urna, ancora una volta lontano dai soliti schemi.
Michele Viali



URNA "Larvae" review on Rosa Selvaggia


                                           

URNA 
"Larvae"
Tape (Brave Mysteries)

L'emozione é doppia nel recensire questa release dell'ottimo Gianluca Martucci targata 2012: innanzitutto parlare di Urna é sempre un piacere che ricorre costantemente ad ogni nuova uscita, se poi si ha il privilegio di stringere tra le mani l'amato formato della vecchia cara cassetta, il piacere diventa doppio! L'aspetto rituale del progetto cagliaritano si manifesta al meglio in Larvae, mistica summa totale della mente evocativa e visionaria dell'autore, che ci porta ancora una volta ad immergerci in quelle sonorità tanto amate e perdute tra il ritualismo di Sleep Chamber e l'oscurità assoluta dei finnici Halo Manash. L'Asia costituisce tema centrale dell'opera, con la rievocazione di malvagi demoni induisti (Rakshasa) piuttosto che di inquietanti maschere del teatro Noh giapponese (Hannya), senza dimenticare luoghi ed entità sacre al caro popolo tibetano (Lha-Mo). Gong, tabla e campane tibetane spiccano sui soffusi layers elettronici prendendo in taluni frammenti il totale sopravvento, e ci regalano ancora una volta quell' indescrivibile sensazione di annullamento del pensiero e piacevole leggerezza della mente. La tiratura della cassetta licenziata da Brave Mysteries é limitata, in circolazione solo 100 copie. 
(Oflorenz)



URNA "Lamiis" on Bandcamp

KRANIOvsURNA "Stairs to Abyss" on Bandcamp

mercoledì 10 ottobre 2012

lunedì 27 agosto 2012

Archaic Archives 4 - KRANIOvsURNA "Stairs to Abyss"


KRANIOvsURNA "Stairs to Abyss"

Underground passage
Dead man
Stairs to Abyss
Sacred sleep

Limited edition CDr
Slaughter Production 2004


some old reviews....

KRANIOvsURNA "Stairs to Abyss"
Slaughter Productions è da lungo tempo, al di là di ogni ragionevole dubbio, un punto di riferimento insostituibile per gli amanti della musica estrema di derivazione industriale, sia come distribuzione di lavori altrui, sia come produzione, specialmente quando si parla di nastri e CD autoprodotti. Urna è un progetto che conosco, grazie al CD split con Djinn e al successivo Lares; Kranio invece, pur avendolo già sentito nominare, è nuovo alle mie orecchie. Questo mini CD, della durata di poco meno di mezz’ora, è concettualmente prossimo ai lavori precedentemente citati di Urna: si tratta di una complessa e profondamente cupa manipolazione di suoni provenienti da strumenti assolutamente insospettabili (voce e percussioni a parte, quello che colpisce maggiormente l’immaginazione è sicuramente il mandolino!). I due musicisti si dividono il lavoro equamente: Gianluca Martucci/Urna si occupa delle fonti originarie, Carlo De Vietro/Kranio della manipolazione. Il risultato è molto efficace e agghiacciante: tutto sembra immerso in una nebbia fredda e malata e le lente variazioni tipiche del genere sono coadiuvate da interessanti stratificazioni di suoni; difficilissimo riconoscere gli strumenti che generano i suoni tranne, in alcuni frangenti, la voce; considerato che in ambito dark ambient di novità vere e proprie, tranne rare eccezioni, è sempre più difficile trovarne, direi che questi progetti non hanno molto da invidiare a progetti nordici di ben altra fama e credo che valga decisamente la pena supportarli, magari nella speranza che sia possibile, prima o poi, riuscire a scrollarsi di dosso gli ovvi riferimenti storici e trovare, perché no, una nuova via alla musica industriale più scura e rarefatta.
originally appears on Ver Sacrum

KRANIOvsURNA "Stairs to Abyss"

Che cosa può venir fuori dall'unione degli incubi noise di Kranio e i macabri rituali di Urna? Lo split Stairs to Abyss, uscito per la Slaughter Productions (Atrax Morgue), vede queste due realtà partenopee collaborare assieme sfornando un disco dal sapore scandinavo, quel suono darkambient svedesotto che tanto fa felici i signori della Cold Meat.. essì, l'unione di queste due menti ha fatto venir fuori un disco che nel suono e nelle ambientazioni fa pensare ora a storici acts come i Raison d'être di Peter Andersson o i più recenti Atrium Carceri di Simon Heath.. solo 4 brani per poco meno di mezzora di musica altamente gradevole, evitando così di rischiare con un minutaggio più lungo e concentrandosi quindi su questi 4 brani veramente azzeccati.. se conoscete i gruppi citati, avrete già capito le direzioni prese dai due, e sapete quindi a cosa andate incontro.. voci dall'oltretomba, echi di memorie deformate, viaggi nei sentieri più oscuri dell'anima.. buona la produzione, ma non esaltante, molto bravi, speriamo di risentirli presto assieme.
originally appears on Stillborn Webzine

KRANIOvsURNA "Stairs to Abyss"
La Slaughter Production, famosa etichetta di Atrax Morgue, estremista sonoro di oscura fama (o infamia?) pubblica un nuovo disco di Dark Ambient "melodico", un po' nella vena di Raison D'Etre. Solo 4 pezzi per Kranio e Urna, per 29 minuti appena di oscure e lente dilatazioni: devo ammettere che apprezzo molto questo formato ridotto, che evita eccessi, brani di riempimento inutili e permette di condensare le idee che lo rendono piacevole anche dopo l'ennesimo ascolto.Nulla di nuovo in fondo, strumenti filtrati, spezzoni di canti quasi gregoriani, lugubri con morigeratezza e sobrietà echeggiano nelle catacombe dell'immaginazione, evocando senza opprimere, evitando inserzioni distorte o ritmiche che non siano i classici drones ondeggianti. Il prezzo basso ne rendono l'acquisto consigliato sia ai cultori del Dark Ambient, sia ai semplici fan dell'underground industriale.
originally appears on Zero Magazine

martedì 31 luglio 2012

Autolyse - Show Me Your Wounds Compilation review on Rosa Selvaggia



NebO e la sua label Show me your wounds celebrano alla grande questi primi quattro anni di attività con una compilation incentrata sulla tematica del suicidio, ed in particolare sulle dinamiche che conducono l'individuo a giungere in maniera ineluttabile verso la tragica "soluzione finale". La versione in mio possesso é una delle favolose 49 copie in formato box, che include oltre al cd con le tredici tracce inedite proposte dagli artisti della label elvetica anche due preziosi mini cd 3" di Maurizio Bianchi (Autolyse appunto) ed Outworn, e tre oggetti legati al concept trattato: una lametta, un piccolo cappio ed una fialetta di sangue. I nomi in gioco sono di certo familiari per chi segue da sempre la label di NebO, e più in generale l'area sperimentale, dark ambient ed industrial nostrana; si va dagli ottimi Urna a Djinn, che abbiamo visto all'opera nel corso dell'ultimo Congresso di Old Europa, da Khem (già recensiti sulle nostre pagine con il loro "Come Forth") al progetto Icydawn, facente capo allo svizzero Sacha Rovelli; Sacha é attivo in qualità di chitarrista e sperimentatore dalla metà degli anni '90, ed ultimamente la sua strada si é spesso incrociata con quella di Aimaproject, che un ruolo così importante ha avuto tra l'altro nel concepimento di questa bellissima compilation. Bella mostra di sé fanno poi i pezzi da novanta quali Teatro Satanico, la creatura SSHE Retina Stimulants di Paolo Bandera, i mitici Sigillum S ed il padrino di tutto, Mr. Maurizio Bianchi. Penso che non sia necessario dilungarsi oltre: una raccolta da avere senza indugi. 

Artist Feature: URNA – VII + Kosmikia + Larvae - reviews on Heathen Harvest

  

Urna… This project has been one of the most consistently visually enticing projects to inhabit the post-industrial underground in the past decade, both in terms of the art that accompanies the music and the images that the music reflects into your imagination. Easily one of the most overlooked artists in the world of ritual ambient, Gianluca Martucci has made a humble career out of creating these recordings for the past 14 years, beginning with a tape entitled “Templum sub Tera” that, along with Martucci’s other project, Sagenhaft, and a split with Lesch Nyhan Sindrome, made up the beginnings of the short-lived but highly respected cassette label Ordo Obscuri Domini. This gave rise to the project in 1998, but wasn’t followed until 2 years later with the aforementioned split on the same label. From here, the project found some support outside of O.O.D. in Marco Corbelli (R.I.P.) (Atrax Morgue)’s own Italian label Slaughter Productions. This would be the project’s home between 2004-2005 where the releases “Lares”, “Osireion”, and a split with Kranio entitled “Stairs to Abyss” saw the light of day. Since this period, the project has jumped around from label to label, beginning with two releases on Abgurd (“Missadquumdahle” (2005), “Liber Lelle” (2008)), and quickly moving to Apocalyptic Radio, Quartier23, and the labels behind these three releases, Skulls of Heaven, Show me your Wounds, and Brave Mysteries.
As mentioned, Urna’s music and atmosphere is impressive on its own, but it is the imagery that often accompanies the releases that gives them so much depth. This really shouldn’t be much of a surprise though as Martucci is also an accomplished painter. His paintings and his music releases often take completely different visual paths, with his music taking on a very dark, spiritual nature that is deeply rooted in Far Eastern religions and occultism. One needs to look no further than the band name, Urna, or Italian for “Urn”, for two dual, very distinct representations of this inspiration. First, there is the Buddhist “ūrṇā”, which is essentially the marking of the ‘third eye’ that symbolizes spiritual wisdom and sight that goes beyond the physical reality that lies before us. The implications in this view are boundless, but there is also the simple view of the Urn. An urn contains ashes of loved ones or, in a sense, something sacred to us on a very personal level. It contains death itself, broken down to the basic level in which we return to this mortal spinning ball of rock, liquid and gas. So, in this view, marking Martucci’s releases under the “Urna” moniker inevitably marks them as not only something sacred personally and artistically, but it contains the very essence of the eternal abyss.
We’ll start our look into the world of Urna with the first album of this trio to be released, “VII”, which was released on Clay Ruby (Burial Hex)’s now sadly defunct Skulls of Heaven label. There are two deities featured on this release whom both find a track dedicated to their presence. A rather obscure version of Moloch is pictured on the front of the release, fires burning, requiring a steep sacrifice, somehow resembling a gate, an entrance. The back is an interesting, ancient depiction of Iblis, the Islamic devil, surrounded by animistic jinns, signifying the arrival, the end of the journey. Two sides to an aural tome. The albums opens up with a whisper in “Awliya Ash Shaitan”, but the track quickly evolves into a multi-layered work featuring all levels of drones, several styles of tammorra, vocal tones and a multitude of light, atmospheric industrial noise. Iblis, which one would assume would be the most abrasive track on the album considering the subject matter, instead surprises with a multi-tone, shimmering drone that is backed in ethereal style by harmonium and textured by any number of potential stringed folk instruments. This isn’t a violent track, but rather an epic one full of a grandiose wave of pristine sound. “Tubal Kayin” seems to be a track in dedication to the Hebrew biblical figure Tubal-Cain who forged war weapons, a composition whose loud drone feels like it missed a chance to represent the character more realistically if it had been a clanking all-out industrial performance. “Moloch” is every bit as dark in tone as the deity is, and “Hyksos” follows it up with a folk-laden melodic performance, utilizing many stringed ethnic instruments and percussion giving it an Eastern medieval feel. This composition is easily the most complex and impressive on the entire album, a fitting feat as it represents an entire group of people whom began the Second Intermediate Period of Egypt around 1710 B.C. It should be clear by now that Urna’s music isn’t a simple effort towards creating intense dark ambient and industrial music — it is full to the brim of complexities, from the music, from spirituality, and from history.

                                

“Kosmikia” is, simply put, one of the most beautiful releases that I’ve ever seen in terms of pure artwork (not construction). The release comes packaged as a simple natural-toned (tannish) A5-sized gatefold sleeve whose contents fit snugly within a folded and glued pouch. The print is black with hand-painted shimmers of gold throughout the release that come out as fireflies or stars on the front cover and as a golden astral experience elsewhere. The contents include a professionally duplicated CD-R and five inserts that each contain a printed image that has been drawn specifically for this release. Each insert is printed on both sides and each image represents one track on the album, with the exception of one side of one card which reproduces the front cover without the gold presence. All images accurately reflect the spirit of the track title, though some — especially the Earthen subjects — are straight forward (“Caverna”, “Deserto”) while the unearthly subjects are obviously a bit more abstract (“Janua Inferi” [or "Gate/Door to the Underworld"], “Janua Coeli” ["Heaven's Gates"]). Perhaps the most interesting image is that for “Luogo di Morte”, which translates to “Place of Death”. A body is plainly seen in fetal position, but an ouroboros wraps itself around the body, creating an embryo-like shell, signaling the cycle of death and rebirth.
Of course, one could easily wonder what “Kosmikia” needs with these various subjects — after all, it seems to visually lean towards the spherical, space-drone side of industrial whereas the track titles spell out a textbook Urna experience. I suppose in this case, it would be best to see the album as reaching even beyond the cosmos to incorporate, literally, everything as the arrows on the front cover would subtly hint. Everything in the physical world, in the heavens, in the known and the unknown, in the conscious and subconscious, in life and after (and before). A theme beyond time and reason. An epic journey. Much like it’s predecessor, “Kosmikia” opens up slowly, only this time one a darker and more minimal level, focusing on deep mantra-like groans and foreboding, distorted high-end drones that come off as mildly abrasive. Later texturing of the track includes serpent-like noises, from long hisses to rattles. Cloaca is a word for an ancient sewer and is the next track heralded, featuring much the same dense droning qualities that the first track held. It’s highly oppressive, filling the room with a wall of sound. Suffocating, like the noxious fumes that would develop in such a setting. “Tempio Magico” is understandably a little less demanding, featuring a large amount of monk-like voice synth and a very modest touch of industrial influences. “Luogo di Morte” is even less tenebrous, focusing on a minimal Eastern melody that makes the track feel more ‘new age’ than anything. It would seem that there is a great variety of style here, albeit mostly seen through subtle shifts. In spirit, however, the music reasonably matches our interpretation of the album title.
                                                                    
                                                    

By the time we get to “Larvae”, it becomes clear that Urna has become increasingly dark in recent years, and has focused more closely on atmospheric instrumentation including eastern percussion (gongs, Tibetan bells, tabla, etc) and human elements (as he puts it, “whispers, Murmur, lamentations, blood”). With that said, “Larvae” has a ritualistic atmosphere that didn’t truly come into its own until this tape. There were moments that were hinted at on “VII”, but it didn’t completely reflect the introspective essence and power that is found through these tracks. The opening track, “Kangling” is a great example of this ritual atmosphere — the very word itself reflects a Tibetan horn which is made from a hollowed out human thigh bone. That said, it’s difficult to feel anything but the fact that there is something here that Martucci reached deep back to find, within his subconscious, within dreams, within visions. It’s an emotion that spirals down to the core of our existence. That’s not to say this tape is all theme and no instrumental prowess — tracks like “Mu” represent a tribal soundtrack to a lost continent, where as “Hannya” is one of the most complex percussive tracks that Urna has ever created. The complexities obviously take their strongest hold in theme, however, with the aforementioned subject of “Mu” and the “Rakshasa,” whom are unrighteous spirits and shape-changers. A race of illusions. Thus, Urna’s music here has one foot firmly planted in ritual and the primordial blood of man, while the other stands in equal endurance within the world of mythology and spiritual vision. In its very foundations, “Larvae” represents the very roots of what Martucci has sought to accomplish with his work. Beautiful but undeniably foreboding, academic yet intrinsic — his music is full of purpose.
…and this doesn’t even begin to delve into the philosophy behind his paintings. We’ll save that for another time.

"Autolyse" a Show Me Your Wounds Compilation review on Guts of Darkness

                                                         

cd | 13 titres

  • 1 Urna: 'Endura'
  • 2 Djin: 'Feu follet'
  • 3 Icydawn: 'A matter of deathstyle pt.II: suicide'
  • 4 Maurizio Bianchi: 'Mental depression'
  • 5 Teatro Satanico: 'Autolyse'
  • 6 Sshe Retina Stimulants: 'Volume destruction of cells through the action of their own vibrations'
  • 7 Twilight Angelhood: 'And then...Into your silence'
  • 8 Khem: 'I do aside of me'
  • 9 L:CH:M: 'Canto XIII-Ovvero del contrappasso dei suicidi'
  • 10 Sigillum S: 'Organoleptic improvement of complex and spontaneous ageing'
  • 11 Dead Body Love: 'First or last'
  • 12 Inscissors: 'Mortis (a posse ad esse)'
  • 13 Fehu: 'When we die as martyrs, we'll go to heaven'

cd bonus maurizio bianchi | 2 titres

  • 1 Fatal death
  • 2 Emotional despair

cd bonus outworn | 3 titres

  • 1 Autolyse
  • 2 I'm not
  • 3 Seine Name ist der Selbstmord

remarques

Il s'agit de l'édition limitée coffret proposant outre la compilation, deux minis cds en bonus ainsi qu'une fiole d'huile et un objet lié au suicide.
Quelle est la signification intrinsèque de l'autolyse, autrement dit le suicide ? Quelles forces, quelles pulsions, quelles souffrances peuvent conduire un individu à prendre la décision de mettre fin à sa vie ? Est-ce une recherche de destruction, de renouvellement ? Une fin, un nouveau départ ? Plus d'un s'est déjà posé la question, que ce soit dans des conditions douloureuses ou non. C'est avec cette thématique que le label Show Me Your Wounds a demandé à ses artistes mais également quelques invités de prestige tels que Maurizio Bianchi (dont les collages ornent le livret), Teatro Satanico et Sigillum S de travailler pour produire sa première compilation et une fois encore, le résultat est à la hauteur des attentes puisque outre une version 'normale' nous est proposée une édition coffret (celle dont je vais parler) incluant la compilation accompagnée d'un mini cd bonus avec deux compositions supplémentaires de Maurizio Bianchi, un autre de Outworn, sans oublier une petite fiole d'huile de moteur et un objet lié au thème (lame de rasoir, corde de pendu miniature, balle, pilule...). Morbide ? Certes, le sujet n'est pas des plus joyeux mais l'idée de base se veut une réflexion plus profonde qu'une quelconque glorification du suicide. Vu les groupes présents, l'approche s'effectue principalement dans des genres liés au dark ambient et à la musique industrielle. Parmi les options radicales, une oeuvre de Maurizio Bianchi portant bien son nom construite sur des boucles répétitives avec effet de cassure comme un disque rayé, quelques grincements en arrière-plan...En apparence facile musicalement, cette pièce dans la plus pure veine old school (qui ravira les fans de NON) témoigne précisément de l'état d'oppression mentale pouvant conduire au point de rupture ; toute la nuance est là, caresser l'explosion imminente sans jamais la permettre. L'ambient de Teatro Satanico soulage grandement les nerfs par ses nappes tristes et spatiales, cette voix légèrement vocodées comme perdues dans l'éther. Rien à voir avec Sshe Retina Stimulants qui, sans aller aussi loin que Maurizio en terme d'agression, opte pour un registre plus sombre avec un très bon titre industriel old school qui a tout de l'évocation d'objets chirurgicaux fouillant de leurs axes métalliques les terminaisons nerveuses du cerveau. Dead Body Love ne cherche pas à fouiller mais à percer, les sonorités bruitistes vrillent les nerfs, attaquent en strates uniformes ne laissant pas la moindre échappatoire. Tout le contraire de L:CH:M dont les atmosphères religieuses (samples de chants) laissent la perspective d'un espoir au milieu de l'angoisse. Comment imaginer une telle compilation sans Icydawn, pilier de l'écurie SMYW ? Le Tessinois opte pour une voie dépouillée et minimale insistant sur l'inéluctabilité des choses, entrecoupée de grincements comme autant de signaux d'alerte. Mêmes orchestrations réduites pour Djin mais pour des climats moins cliniques, plus organiques et nocturnes. Très évocateur et réussi. Se démarquant nettement par son aspect tribal rappelant volontiers des échos de Death in June de par les roulements de grosse caisse, la piste de Khem est également une très belle réussite et un des moments-clef de cette collection. Usant aussi de percussions, Fehu nous régale avec une forme de danse orientale méditative franchement jouissive. Une belle manière de clore le cd. Sigillum S choisit une optique trip-hop ralentie, une sorte de post-rock ambient apte à la réflexion, quant à Urna à qui revenait la tâche d'ouvrir la thématique, c'est par un morceau nocturne, ambient, empli d'espace qu'il procède. Ne pouvant objectivement m'attarder sur Twilight Angelhood, je préciserai que ce travail s'inscrit en complément de mon morceau 'Let them leave' mais dans une perspective plus terre-à-terre. Restent Inscissors et leur ambient néoclassique ironique mais rafraichissant dans le contexte plombé que suggère le thème de base. Je parlais de boni musicaux ; il y a donc le mini cd de Maurizio Bianchi (qui s'est décidément investi dans cette compilation) et qui devrait plaire aux aficionados de l'artiste. Un jeu de violon mélancolique est d'abord malmené sur fond de bruits rampant, technique réutilisée sur la piste d'après, plus riche quant aux textures et axant moins l'oppression sur la sècheresse des glitches, encore que tout soit question d'appréciation, la longueur et l'effet répétitif dégageant une impression de folie prenante. Outworn maintenant, il ne s'agit rien de moins que d'une collaboration entre Icydawn et le fondateur du label, le Brighter Death Now local en quelque sorte. 'Autolyse' dégage d'ailleurs quelques échos du projet suédois mais dans une veine nettement moins saturée. J'aime beaucoup.'I'm not' joue sur la scansion des paroles : 'Io non so, io non riesco, io non sopporto, io non sono' jusqu'à la nausée tandis que le flot vocal est progressivement malmené à coups d'effets. Efficace mais peut-être un peu long dans la durée. Le final, lui, louche carrément cette fois du côté de Brighter Death Now, ce qui n'est pas pour me déplaire, son défaut étant d'être ultra bref. Comment pourrait-il en être autrement ? Le passage à l'acte étant si rapide par rapport à la réflexion y ayant conduit...Vous l'aurez compris, les fans ont été gâtés, cette boîte au design soigné est un véritable paquet de Noël regorgeant de surprises. Si la compilation se suffit en elle-même de par sa sélection rigoureuse et intelligente, bien agencée quant aux style proposés, je ne saurais trop vous inciter à acheter la version box. Show Me Your Wounds réussit pleinement son coup, confirmant sa place de label créatif et esthète. (dimanche 17 juin 2012)

URNA "Larvae" review on Tiny Mix Tapes

                                                    

The patience of Larvae is that of actual metamorphosis. It’s a sensual meditation using all the facilities of one man indoctrinated with fantastical mythology. It’s a trip to ruined monuments of historic excess and glorious divination. Hera will sex you up, Zeus will eat your embryo, and Poseidon will make damn sure you are shipwrecked after escaping Sirenum scopuli. Urna hand-feeds you life-giving ambrosia, and to refuse it, to spit in the face of the gods who wish to control your fate, is forgoing knowledge in favor of chance. The mysteries unraveled in the tome of Larvae are yours to absorb, to gulp until you are no longer thirsty. You have it all at your fingertips. Just press play and let the whispered folk tales become your new reality. Television is for the unimaginative, the unworthy. Urna is for the ambitious, the dreamer. Make the proper sacrifice and your godly prize awaits.

lunedì 11 giugno 2012

URNA "Larvae" review on GumShoeGrove



Urna are a band that don’t want a genre that would have them as a members, and the Larvae cassette is what the tape-drone generation has been promising for a long, long time; I was beginning to think it was never going to happen, but here it is: The Perfect Drone. Larvae is as minimal as the artform gets without slipping into anonymity, especially during Side A’s untouchable opening stretch, yet you’d never want them to add a single thing. It’s like diet CVLTS enlisting in the German Army then getting molested by Pink Priest, or Esoterica Landscapes 7 holing up with They Were Wrong, So We Drowned-era Liars and Born Without Bones on an island while you record 1,000 miles away. I wouldn’t normally mention Locrian as a direct pulse-point, but they’re affiliated and their experiments often veer into similarly charred territory, particularly their recent collab with Mamiffer (now that we’re going down that road, House Of Low Culture, too, leave prints).
The soundtrack of 2001: A Space Odyssey gets bandied about a lot these days (as do horror-film soundtracks and such), to the point where the reference is utterly meaningless. But that’s what stretches of Larvae conjures, right down to the evil choirs and the tension-building space-drain. It’s like dread picking the pockets of eternal loneliness in the alley of despair, the genie-lamp bells and percussion of “Rakshasa” (listen above) and other interludes offering glints of light that only render the blacks darker and the grays thicker and gloomier.
It’s easy to fall asleep to sections of Larvae, but that not because of boredom. It’s because the glops of pure spatial blackness are enveloping your every sense; when you re-emerge, it will have left its imprint.
Even the in-between moments are enchanting, especially when the Fantastic Planet flutes (another movie reference, I know) and slow, aquatic rumbles nestle lovingly in with lonely tones and sound-bones to form a string of sensual drift that softly builds momentum until the ghosts arrive. One those prickly fuckers start whale-calling and uttering smoky mechanical growls there’s too much menace to ignore. At this junction we realize “drone” is more of a launching point for this project, drunken as it is on opium-den smoke ribbons and hand-drum etiquette.
Strangely enough I actually prefer the rudderless tracks to the more percussive ones, not a preference I typically find myself gravitating toward where long-form tape adventures are concerned. Never turn your back on this record; you think you have its number, then it shapeshifts again and you miss what just transpired and vow to return to it, but by the time you remember to do it the tape has auto-flipped and you’re back where you want to be all over again, all over again, all over again.

URNA "Larvae" review on Evening Of Light


Italian project Urna makes its debut on Brave Mysteries with this fascinating tape. It’s minimalistic ritual tracks are full of chants, bells, gongs, and woodwinds, channeling sacred music from India and the Himalayas, but through the lens of industrial music. The first couple of tracks are drifting affairs, but at the third one, repetitive rhythms surface as well. Particularly “Lha-Mo” is a very effective track, its reverb-drenched (goblet?) drums pounding out an ethereal dance. The chants in the final track, “Hannya”, are damn impressive as well.
All in all an excellent tape album if you’re into ritual industrial and far-eastern spiritual music combined.

URNA "Larvae" review on Letters From A Tapehead


The one-man ambient project known as, Urna, considers "lamentations" and "blood" to be instrumental enough in his album's creation to be included in the list of instruments that built these expansive and at times ritualistic soundscapes. I can't argue this logic.

The album, Larvae, consists of both the whispering, doom-mongering netherworld of noise and isolation as well as the manipulation of semi-harmonic drones and tonality. The result is very large and voluminous, a temple of incidental noise generated by its environs as well as the ringing and clanking of a ritual or service. “Kangling,” “Lha-Mo” and “Murmur” were heavy with these elements, the sounds associated with the type of stuff men and women would generate to appease an omnipresent and fearful product of their superstition, namely a God or some other omniscient figurehead. Maybe I missed the point, but like ritual, like religion, it can all be reinterpreted.

Side note: The bell music of “Rakshasa” goes great with the ice cream truck as it comes driving down the neighborhood street.

http://www.letters-from-a-tapehead.com/2012/06/brave-mysteries-hot-day-with-two-hours.html

martedì 10 aprile 2012

URNA "Larvae" review on The Inarguable


The "ritual ambient" of Italian project Urna's latest album, Larvae, has definitely been an eye opener. I'm normally entirely against anything "ritual" related, seeing as it's normally just a bunch of kids in crust pants lighting candles and playing "flavor of the week" black metal, but Urna's enthralling ambiance has proven me that "ritual" can be used in a positive connotation. Dreamy, pulsing chimes and other prayer implements are used to lull the listener into a sort of trance-like state, with lush layers of bell harmonics bouncing off of each other in a glorious array of sound. Oh, how I would love to be a synaesthete.

http://www.theinarguable.com/2012/04/cassette-roundup-i-brave-mysteries.html

martedì 13 marzo 2012

Archaic Archives #2 - Lesch Nyhan Sindrome/URNA "Hanebuchen/Adoremus"



Ordo Obscuri Domini Production 1999
Limited edition tape

 Tracklist
      1. Liturgia Seconda
      2. A Putrida Ara Soni
      3. Herzgruft: Sacer Fluidusque Corpus
      4. Igni Donum
      5. Ave Magna Subterraneaque Mater
      6. Caerimoniarum Flagellatio
      7. Voraginum Sacrum: Templi Visio

"...allucinante. Questo split tape è allucinante..."

URNA - Adoremus
Ardite sperimentazioni offrono i loro avidi spasmi a tutto ciò che abbia parvenza di confine o limite. In questo progetto viscerale e visionario, attivo dal 1997, G. Martucci (cfr Sagenhaft) celebra le sue enigmatiche ricerche con suoni e atmosfere apocalittiche e surreali. Genera una sopraffina arte oscura eretta su più livelli d'interpretazione e lettura, raggiungibile solo attraverso alti gradi d'iniziazione ermetica. I lamenti della Grande Madre sorgono strisciando lungo le viscide falde dell'esistenza, cosparse di esuli versi sacri e profani. Viaggio parallelo agli episodi più interessanti generati da Vedisni o Deutsch Nepal. Rumoristica, ambientazioni perverse, voci distorte, solennità sepolcrali, effetti claustrofobici. Seguirà in futuro un altro tape dal titolo "Liber I", che sancirà il terzo atto di questo progetto. Bisogna dire comunque che lo spessore creativo dimostrato in questo "Adoremus", porta a voler sperare di vedere edizioni future su CD o vinile. L'abisso imminente viene sussurato dalla sacra Urna!
originally appears on Twilight Zone Webzine

URNA - Adoremus
Secondo lavoro per Urna, il progetto darkambient di Gianluca Martucci.Adoremus è tratto dallo split che Urna ha fatto con Sindrome nel 1999 dal titolo Hanebuchen/Adoremus. Nella sua parte di split Urna dimostra di essere andato avanti con il rituale maledetto intrapreso con il primo demo del 1998 e i risultati sono terribili! Nessuno è riuscito a fermare la messa maledetta intrapresa in "Templum Sub Terra" è oramai i demoni hanno preso possesso del luogo sacro, e questa volta seduto a suonare l'organo vi è qualcuno che può benissimo chiamarsi Satana, Belzebù o Lucifero.. E' meglio stare lontani da questo luogo infame. Oramai il male ha preso il sopravvento nel rituale composto da URNA.
originally appears on Stillborn Webzine

Sindrome - Hanebüchen - URNA - Adoremus
Allucinante. Questo split tape è allucinante. Ma andiamo con ordine... Sul lato "A" troviamo i Sindrome, e subito si entra nella malattia. Un mondo visionario, un mosaico fatto di tutto quello che ci circonda oggi. Breakbeat rovesciati, loops, samplers a iosa, tapes, caos, collage, astrattismo, violenza sonora. Il tutto per associazione di idee. Non c'è un vero filo logico negli schizzi proposti dai Sindrome, se non le alterazioni degli stati d' animo in cui si viene gettati durante l'ascolto di questo demo. Uno stato dove schizofrenia, asfissia, ansia, dolore si mescolano con la malattia. Era tempo, veramente, che non ascoltavo cose simili. Solo ed esclusivamente per gli appassionati del genere, che masticano Premature Ejaculation a colazione. Per gli altri tutte queste emozioni potrebbero risultare indigeste. Giriamo lato e ci troviamo di fronte agli Urna, progetto non meno ostico ma che si differenzia nettamente dai Sindrome per un uso-abuso di effetti, voci ultrafiltrate e tempi dilatatissimi per questo rituale claustrofobico di fine millennio. L'unica pecca è la (voluta?) bassa qualità della registrazione che penalizza la resa di questo lavoro, dove armonia e melodia vengono letteralmente massacrate sotto un pesantissimo muro di suoni. Da incubo. P.S.: Nota positiva per l'artwork, veramente molto curato, la cui unica mancanza è la parodia dell'adesivo anti-eroina "Stop the Madness" applicato su molti dischi thrash/grind degli anni '80, qui trasformato in "NEVER stop the Madness". Provocazione o mancanza di buon senso?
originally appears on L'Erba della Strega 

giovedì 1 marzo 2012

Sagenhaft "A long forgotten legend" soon on Quartier 23!


The reprint of my old project of symphonic/medieval/esoteric music.
 It will be out on March 20 (Spring Equinox).

URNA "Larvae" finally out!


CQBL028 URNA - Larvae

After fifteen years of carefully scattering a small handful of cryptic but consistently beautiful artifacts (including three releases on solemnly-revered Slaughter Productions), Italian post-industrialist unit, Urna continues to develope his evocative electro-acoustic devotionals. Witness dreamy epics woven from his wealth of folkish prayer implements and ceremonial electronic enhancements.
Here you can watch the video of "Kangling"
http://vimeo.com/35820125

you can order your copy at:
martucci79@gmail.com

domenica 29 gennaio 2012

URNA "Liber Lelle" review on Maeror3.livejournal

Abgurd, AB-46, 2008

1. L'avvento (2:55)
2. L'orrenda Notte (18:47)
3. La Venta Del Pellegrino Nell'anima (10:26)
4. L'abbraccio Di Cristo Morto (7:04)
5. Visione Di Tenebra (10:00)

Альбом «Liber Lelle» Джанлюка Мартукки, до этого не раз замеченный в исполнении довольно агрессивной и даже антигуманной музыки, посвятил сакральному опыту Анжелы да Фолиньо, монахине, жившей в тринадцатом веке, и рассказавшей о своих видениях Святого Франциска Ассиского на словах и в книге. Чтобы не подвигло автора «Urna» на смену мировоззрения, подвижки эти были абсолютно уместными и нужными, по крайней мере, в плане музыки и того непередаваемого удовольствия, которое она на этот раз приносит. По каким-то причинам в Италии очень развита школа «акустического эмбиента», тоесть, созданного только при помощи «живых» инструментов – Мартукки в рамках этой стилистики весьма преуспел, добавив, к тому же, религиозных мотивов, и создав мелодии по канонам так называемой «ранней музыки», которая исполнялась в те далекие времена, когда инструменты были очень простыми, современная нотная запись еще не была придумана, и сама музыка звучала совсем по другому. После короткого начала «L'avvento» (выразительная и запоминающаяся партия флейты с оттенком характерного «кельтского» звучания) легкий звон ветряных колокольчиков в самом начале «L'orrenda Notte» уступает дорогу прозрачным партиям цитры. У именитого коллеги и соотечественника Джанлюки, Alio Die, эта самая цитра практически похоронила под собой многочисленные альбомы последних лет, но Мартукки играет на ней просто идеально, отчего этот сложный инструмент в его руках подобен ангельскому голосу. Кстати, ангельские голоса церковных хористов, пусть и еле уловимые, появятся немного позже, вместе с легким диссонансом, возникшим по задумке автора на фоне пространственных ревербераций под аккомпанемент деревянной перкуссии, которой будет позволено все сильнее ускоряться, принося с собой в финальную часть композиции даже некоторую напряженность и тревогу. Эти оттенки черного перейдут в «La Venta Del Pellegrino Nell'anima», которая позволит слушателю вначале насладится все той же флейтой на фоне туманного гула, но идущие следом струнные партии будут последовательно нагнетать обстановку. Аккумулироваться напряжение будет почти все десять минут, лишь в конце начнет постепенно растворяться вместе с музыкой. «L'abbraccio Di Cristo Morto» начинается и заканчивается гулким стуком сердца, перегоняющего кровь по венам и артериям, что-то подобное, наверное, слышит ребенок в материнской утробе - если эти звуки кого-то подвигнут на перинатальные воспоминания, то это может стать не менее важным переживанием, чем видение христианского святого. Вообще же в этой композиции основную роль играет аккордеон, инструмент, нынче крайне востребованный в мире эмбиента – с его помощью можно создавать удивительные медитативные зарисовки, чем автор в данном случае не без успеха занимается. Завершающая альбом вещь, «Visione Di Tenebra» будет близка тем, кто любит «готический эмбиент», успешно культивированный когда-то «Raison D`Etre». Искаженное эффектами церковное пение, тяжелый однородный гул, возвышенные мелодии, чего еще можно желать? Разве того, чтобы Мартукки свел все инструменты вместе, и чтобы ветряные колокольчики вновь соседствовали с флейтой, а перкуссия отбивала бы более-менее четкий ритм, украшенный разного рода трещотками и звуками цимбалы – что он, собственно, и делает. Чтобы слушатель побыл еще немного времени внутри этой вневременной и воистину замечательной музыки. Рекомендовано всем без исключений.

http://www.abgurd.com

lunedì 16 gennaio 2012

Archaic Archives #3 : URNA "Lares"

URNA
"Lares"
Slaughter Production -  2001
150 copies limited edition Cdr
Tracklist:
 I. Antrum
      II. Nihm
      III. Oriser Mors
      IV. TeHeva
      V. Halun Rotir
      VI. Oriser Orcas
      VII. Dialogo con le Ombre

 Tracks I, II, III, V, VI, VII
  were recorded in Pestilentiae Templum,
anno MCMXCIX
  Track IV were recorded in Castel del Monte,
anno MMI

 G.M. - all voices, murmurs,
whispers, noises, bells, percussions
  
 .Fidem Tibi Numinis Faciet.

Some old reviews...

URNA - Lares
Dopo qualche anno di assenza ritorna il progetto Urna di Gianluca Martucci.. nel frattempo ho scoperto che Gianluca si è dedicato a una collaborazione con Kranio e ai Lesion, uno dei più strani progetti death metal che mi sia mai capitato di ascoltare.. comunque Lares raccoglie pezzi registrati tra il '99 e il 2001 ed esce per la Slaughter Productions.. il concept di questo disco è ispirato al mondo dei morti e come dice Gianluca: "vuole essere una celebrazione dei luoghi e delle atmosfere legate al culto di questi" ed "è un omaggio ai mie spiriti guida che, invisibili, mi indicano la via da seguire".. se avete già sentito parlare del progetto Urna, sapete già cosa aspettarvi.. darkambient ai minimi termini, più oscuro che mai e dai forti connotati esoterici.. andare incontro a Lares però non deve spaventare (anche se, qualche oscuro manipolatore svedese potrebbe anche farsela addosso!! eheh).. ascoltare Lares è un esperienza indescrivibile.. Urna con questo disco dimostra di essere uno dei migliori esponenti del suono oscuro ed evocativo qui in Italia, e non.. la qualità del suono poi, non certo super hi-fi, rende il tutto ancora più macabro e tetro.. molto bene!
originally appears on Stillborn Webzine

URNA - Lares
"Lares" is in its shortest form a breeding of ritualistic deathambient in a very dark form. Best it is heard alone in a darkened room. Deep invocations and chants from behind pulsate up and down, together with a bit of drumming (but not really rhythmic more minimal and sparse with outbreaks and sudden climaxes. First track is an intro, second goes deeper. The third with more noise-influence and distortion (the most long and dense track). In the fifth track then there occur some rhythms. Last track #7 includes the ritual that finishes the disc. For fans of the death-ambient sector it\'s a must. But also believers in PE/Noise/Industrial and Ritual will find faith in that really dark album! I had to hear it very often to find the right words as a description. Took me a month. Hope to have interested you in "LARES"!
originally appears on Twilight Zone Webzine

URNA -Lares
I Lari erano, secondo la religione dell'antica Roma, divinità protettrici della casa e del nucleo familiare, del quale aiutavano anche gli interessi nei rapporti esterni; si tratta di uno dei pochi casi in cui non c'è un esatto parallelo con la religione olimpica greca e in effetti sembra assai probabile che abbiano un'origine etrusca: secondo questo misterioso popolo, pare che gli spiriti di alcune persone morte continuassero ad interagire con gli esseri viventi, terrorizzandoli e recando loro fastidi; quest'idea venne ripresa dai romani e trasformata, facendo in modo che tali esseri, che probabilmente in vita erano state persone eccezionali, divenissero protettori delle famiglie. Tutto questo per dire che Gianluca Martucci, membro unico di Urna, nel dedicare questo lavoro ai Lari, si è ispirato più alla loro versione antica che a quella successiva: in effetti, il nome di questo progetto non è una novità per i lettori di Ver Sacrum, i quali dovrebbero sapere che si tratta di un progetto dedito ad un' oscurissima forma di ambient rituale, caratterizzata da drones bassissimi e lente evoluzioni, che giungono talvolta alla vera e propria distorsione del suono. Si tratta di un lungo e faticoso viaggio in un mondo che ricorda da vicino gli inferi classici: statici, angoscianti, fumosi e opprimenti. I brani sono stati composti lungo un periodo di due anni, tra il 1999 e il 2001 e, se interpreto bene le note inviatemi, la cosa interessante è che il tutto è stato creato a partire dai suoni emessi da strumenti acustici (voce, campane, triangolo, sonagli, tamburo a cornice, flauto, mandolino e armonica) successivamente elaborati, distorti, slabbrati e ricostruiti. Nel complesso questo lavoro non è malvagio anche se soffre di due difetti, uno dei quali ormai comune a buona parte dei progetti in quest'ambito musicale: da un lato non è molto innovativo, in quanto cose di questo genere si sono effettivamente già sentite, soprattutto nelle lande nordiche; dall'altro, soffre di una registrazione non certo eccellente, che a mio avviso ne limita la possibilità espressive. Bella infine la confezione, con una custodia tipo DVD.
originally appears on Ver Sacrum


domenica 15 gennaio 2012

Archaic Archives #1 : URNA "Templum Sub Terra"

URNA
"Templum Sub Terra"
Ordo Obscuri Domini Production - 1998
100 copies limited edition tape

Tracklist:

I. Liturgia Prima
    II. Hexenkarut: Nox in Prato
III. Ecce Homo
 IV. Muscarum Templum
     V. Teleuthon Teleisthei: Ave Mors Niger
 VI. Munus in Tenebris

all tracks recorded in Pestilentiae Templum in MCMXCVIII
     G.M.: all voices, murmur, whispers, spell, invocations, bells, noises, tapes.

            
              "...this is a very obscure release from Italy. The music, while
              stepping out of the boundaries of "dark ambient", reveals haunting
              and desolate soundscapes. May be a bit hard to digest at first,
              but makes a worthwile listen if you can get your hands on a copy..."
     Damon99 on www.rateyourmusic.com  

Some old reviews.....

Urna - Templum Sub Terra
Torna Gianluca Martucci con un nuovo progetto, dopo Sagenhaft nel 1997 nasce una nuova creatura sonora: Urna. Qui Gianluca abbandona le magiche atmosfere medievali per immergersi nell'oscurità di pericolosi rituali blasfemi e maledetti! Sì. in questo demo, uscito per la Ordo Obscuri Domini nel 1998, Gianluca ci propone un dark-ambient oscuro e maledetto. E' l'accompagnamento musicale per un rituale in nome del Male, è un rito in cui la mente non riesce più a controllare il corpo e dove si evocano creature di estrema malignità...Insomma questo primo demo di Urna sembra una messa maledetta dove creature diaboliche si impadroniscono del sacro luogo per fare i loro porci comodi con i fedeli accorsi alla cerimonia!
originally appears on Stillborn Webzine     

Urna - Templum Sub Terra     
Urna è un progetto di dark-ambient dai toni estremamente gelidi ed oscuri, portata avanti da M:N, la cui identità vuole restare segreta. Nella bio si parla di voluta bassa qualità della resa sonora, mentre da parte mia non penso sia tanto poi così ricercata... il lavoro è molto interessante, riuscendo quasi ad avere la sensazione di un eucarestia maledetta o che durante il rito qualcuno abbia recitato la preghiera sbagliata. Il demo si articola in sei parti e tutto si svolge con un carattere estremamente sinistro, in quelle atmosfere tipiche dei primi Sopor Aeternus... [Ritual, Maggio 2001]
originally appears on Ritual, Maggio 2001
      
An old interview...

1) Quale origine ha il nome Urna?
- Il nome URNA sta a simboleggiare un microcosmo concluso che è emanazione del macrocosmo abisso. L'immagine del'URNA come contenitore di qualche cosa di sacro, può essere ricondotta a quella della crosta terrestre che contiene anch'essa il sacro. L'URNA è il gran tempio sotterraneo,
l'occulto forno dalle due fiamme, il ventre fecondo della Grande Madre, l'angolo più buio del nostro stesso spirito.
2) Nelle tue "allucinazioni" sonore tocchi tematiche occulte. Devo dedurne che usi il suono per narrare e realizzare un iter spirituale, un percorso interiore volto ad analizzare i lati più nascosti del nostro essere?- Il suono di URNA è il suono dell'abisso. E' un suono che scava nella terra/corpo, per andare a ritrovare tutto ciò che è stato sepolto e apparentemente dimenticato. Ogni suono è un inno, una preghiera alla terra e a ciò che in essa si nasconde, un esorcizzazione continua che propaga  putrefazione. Andrò sempre avanti finchè da questo putridume non sarà generata nuova e fresca esistenza. Questo è l'umido sentiero che percorro.
3) Quale approccio segui durante la fase compositiva?- Sono spinto da un inconscio bisogno di scavare in profondità. Tutto questo mi porta a ritrovare delle immagini e dei suoni che cerco di riportare in musica. Presto particolare attenzione alla trasposizione
dell'immagine nei suoni affinchè io stesso possa realmente sentirmi dislocato nella mia allucinazione mentre ascolto ciò che ho realizzato.
4) Sia in "Templum sub terra" che in "Adoremus" c’è un’esplicita menzione del luogo dove hai registrato , in entrambi i casi si parla di un Templum Pestilentiae . Mi sembra suggestiva, oltre che insolita, la scelta di un luogo di culto per registrare. Ti piacerebbe parlarcene?
- Il tempio menzionato è un luogo che per me è divenuto sacro in quanto in esso si sono manifestate le visioni che mi hanno spinto ad avvicinarmi all'abisso. La scelta di registrare proprio in questo tempio è ovvia in quanto la sacralità del luogo si riflette nella sacralità che io attribuisco ai miei suoni. E' molto importate per me il luogo nel quale mi trovo, perchè è anche dal luogo che mi arrivano particolari emozioni e vibrazioni che poi riporto nelle registrazioni. Mi è capitato anche quest'estate quando ho registrato dei suoni nelle campagne intorno a Castel del Monte.
5) Sublimi nel formato sonoro ossessioni e dannazioni , mescoli tecnologia e percezioni , emozioni, impressioni, sensazioni . Quale ruolo e quanto peso ha l’uso delle macchine in tutto questo? L’artista può ancora esprimere la propria creatività senza diventare vittima della tecnologia?
- Dipende sicuramente da ciò che si vuole esprimere. Nel mio caso posso dire che tutto si svolge con semplici strumenti, e non ho di conseguenza bisogno di particolari apparecchiature. Per quanto mi riguarda cerco sempre di sfruttare quei pochi mezzi dei quali dispongo e non di divenire loro schiavo.
6) Da cosa nasce l’esigenza di lavorare a due progetti: Urna e Sagenhaft [Gianluca Martucci è infatti membro anche del gruppo Sagenhaft. N.d.EdS]?- Dal bisogno di esprimere con diverse atmosfere e diversi mezzi quelle che sono le mie emozioni. E' certo che questi due progetti possono essere paragonati a due diversi toni dello stesso colore, due creature animate dallo stesso respiro con diversa intensità.
7) Molte tue pieces potrebbero fungere da colonna sonora per qualche film. Ci hai mai pensato? Ti piacerebbe? E se sì, per quale genere di film le vedresti adatte?- Mi hanno già detto che alcune atmosfere sono riconducibili a film come "Il presagio", "l'Anticristo", "Eyes wide shut". Probabilmente tutto dipende dal fatto che cerco sempre di donare un'immagine ai suoni, di permettere che si manifesti nella mente di ascolta una visione particolare. Comunque mi piacerebbe che si utilizzassero dei miei suoni, magari per qualche documentario su caverne o posti particolarmente magnetici. Inoltre ho in programma di realizzare un filmato da utilizzare in alcune performance.
8) Sono molto colpita dall’artwork sempre curatissimo che caratterizza tutti i tuoi lavori sia quelli a nome Urna che quelli a nome Sagenhaft. All’ interno dei booklets si possono ammirare antichissimi simboli magici. Cosa ti guida nella loro scelta? Suppongo che dietro ad essi ci sia una chiara connessione con le tue "liturgie". Cosa ne pensi?- Cerco sempre di dare un senso logico ed unitario ai miei lavori, facendo in modo che ogni elemento sia riconducibile all'idea che sta alla base del tutto. Se ci sono dei simboli è sicuramente perchè sono inerenti al concept dell'opera e ne fanno da guida.
9) Cosa vedi nel tuo futuro?- Un velo dietro il quale forme oscure si agitano.
originally appears on L'Erba della Strega